È stato ultimato in queste settimane il restauro di altri diciassette modelli in gesso delle collezioni Fantechi, Fontani e La Perla custoditi nell’Archivio della Ceramica sestese a opera dell’Opificio delle Pietre Dure. I modelli, danneggiati in passato da un incendio, sono stati affidati alle allieve restauratrici dell’istituto lo scorso mese di giugno, sulla base dell’accordo di collaborazione stipulato nel 2021 tra il Comune di Sesto Fiorentino e l’Opificio. Sotto la supervisione delle docenti Shirin Afra, Chiara Fornari e Chiara Gabbriellini, le allieve Gloria Gavioli, Maria Piera Ghioni, Alice Giannone, Livia Meucci e Lisa Scantamburlo sono intervenute sui modelli utilizzando una tecnica particolare: per il montaggio dei pezzi si è scelto infatti di fare ricorso all’impiego di calamite anziché di adesivi, dal momento che i modelli nascono divisi in diversi elementi che dopo la colatura vengono ricomposti. La scelta di ricorrere a questo metodo permette di preservare la natura originaria dell’oggetto che deve restare smontabile poiché potrebbe verificarsi la necessità di calcare nuovamente un elemento per ricavare il negativo necessario alla traduzione in porcellana.
Le altre fasi del restauro hanno riguardato la pulitura dai depositi di polvere, effettuata con gel di agar; la ricomposizione delle fratture mediante adesivo bicomponente epossidico; la stuccatura e ricostruzione delle lacune, realizzata con stucco da interni; il ritocco pittorico delle ricostruzioni eseguito con colori ad acquerello.
“L’Archivio della Ceramica custodisce un patrimonio storico e artistico di grandissimo valore che si lega alla tradizione della nostra città – afferma la vicesindaca Claudia Pecchioli – Nell’archivio trovano spazio testimonianze dell’attività di molte manifatture nel tempo scomparse, ma ancora presenti nella memoria e nelle case dei sestesi. Da tempo, insieme all’Opificio delle Pietro Dure, abbiamo avviato una collaborazione che da un lato offre agli allievi e alle allieve di questo istituto di assoluta eccellenza di potersi cimentare con il restauro dei modelli dell’Archivio e dall’altro permette a noi di meglio custodirli e valorizzarli. Si tratta del secondo lotto di opere restaurate e riconsegnate all’Archivio e, in prospettiva, la nostra volontà è di proseguire con questa attività di collaborazione. Un ringraziamento va, ovviamente alle allieve che con passione, competenza e impegno si sono misurate in questi mesi, alle docenti e alla direzione dell’Opificio”.
“Ci si è semplicemente mossi – commenta Emanuela Daffra, Soprintendente dell’Opificio delle Pietre Dure – sulla scia di un costume consueto che consiste nel cercare occasioni interessanti di sperimentazione e docenza, mentre si supportano musei e detentori dei beni culturali nel delicato compito di conservazione del patrimonio”.