Ricreare un piccolo angolo di paradiso in cui uomo e natura s’incontrino: è questo il proposito che ha spinto l’artista franco-statunitense Niki de Saint Phalle a realizzare, sul versante meridionale della collina di Garavicchio, nella Maremma toscana, l’affascinante e misterioso Giardino dei tarocchi.
Ispirata dal Parque Guell di Antoni Gaudí e dal Parco dei mostri di Bomarzo, Niki de Saint Phalle iniziò la costruzione del giardino nel 1979 e vi si dedicò per più di diciassette anni, realizzando ventidue imponenti figure in acciaio e cemento ricoperte di vetri, specchi e ceramiche colorate, ispirate agli arcani maggiori dei tarocchi. Contribuirono, tra gli altri, il marito Jean Tinguely, l’assistente personale Ricardo Menon e la ceramista romana Venera Finocchiaro.
Gli architetti Mario Botta e Roberto Aureli disegnarono il padiglione d’ingresso, uno spesso muro di cinta in tufo con un’unica apertura circolare al centro, concepito come una soglia che separi la magia del parco dalla realtà quotidiana.
Le vie all’interno del Giardino dei tarocchi, che si ramificano seguendo le sinuosità del terreno, giocano un ruolo fondamentale: sul cemento che le ricopre sono incisi appunti, memorie, numeri, citazioni, disegni e messaggi di speranza.
Superato l’ingresso, la strada sale fino alla grande piazza centrale sovrastata dalle rappresentazioni della Papessa e del Mago. Nella vasca in cui si raccolgono le acque sgorganti dall’enorme bocca della figura femminile è collocata una scultura meccanica semovente che rappresenta la Ruota della fortuna.
Sul costone destro, una piccola scalinata si arrampica fin sotto la figura del Sole, rappresentato da un grande uccello appollaiato su un arco azzurro, a cui segue immediatamente il Papa, l’opera preferita di Tinguely.
Il corpo dell’Appeso, coronato da teste di serpenti, è ricoperto da iscrizioni e disegni. Poco distante si staglia la figura della Giustizia, con la bilancia poggiata sui grandi seni.
Nel boschetto si trovano i coloratissimi Innamorati, intenti a consumare il loro picnic. Più indietro, solitario in mezzo a una radura, dimora il Profeta, interamente ricoperto di specchi.
Il castello dell’Imperatore è concepito come una cittadella munita di torri e loggiati. Sul retro si eleva la Torre.
La scultura principale del complesso è l’Imperatrice, nella quale Niki de Saint Phalle ha abitato durante i lavori. Enorme e opulenta, al suo interno sono collocate le figure del Giudizio, delle Stelle e del Carro, riflesse dalle migliaia di frammenti di specchi veneziani che ne rivestono le pareti. Sul suo dorso è stata costruita una terrazza-belvedere, dai cui si gode un incantevole panorama ed è possibile osservare l’argentea Luna sostenuta da un granchio rosso.
Sul limitare del pendio sinistro sorge una piccola cupola di specchi e cemento sovrastata dalla figura della Temperanza.
La scultura della Forza rappresenta una donna che tiene a bada un drago, legato a lei da un filo invisibile.
Solo raggiungendo tre piccole radure isolate sarà possibile ammirare gli ultimi arcani: la Morte, ghignante figura dorata in sella a un cavallo, intenta a falciare uomini e animali; il Diavolo in agguato sul fondo di una nicchia vegetale, con ali di pipistrello spiegate e il sesso incerto; il Matto, giovane vagabondo simbolo del caos e dell’entusiasmo; infine il Mondo, una sfera di specchi stretta tra le spire di un serpente e sovrastata da una figura di donna a braccia aperte.
Per informazioni consultare il sito www.giardinodeitarocchi.it/.
Annalisa Sichi