Gomitoli di lana, ferri, uncinetto: tante mani, tanti quadrati di lana colorati, quasi mille, uniti insieme per realizzare il mantello di San Martino, il mantello delle cure palliative. Le volontarie pratesi di File Fondazione ialiana di leniterapia hanno trascorso così, realizzandolo, questa lunga primavera a casa. Il mantello sarà l’emblema di un progetto, I Colori della Vita, nato per sensibilizzare sulla cultura delle cure palliative. «Ogni punto a maglia, cucito o ricamato, si intreccia all’altro, così ogni vita si intreccia all’altra – spiegano le volontarie – Con questo principio ispiratore abbiamo deciso di realizzare un grande e colorato mantello, cucito a mano, che dovrà essere pronto per novembre, in occasione della festa di San Martino, patrono delle cure palliative, con l’intenzione di esporlo in una delle piazze del centro storico di Prato».
I Colori della Vita vuole contribuire a sbrogliare qualche filo per fare chiarezza sull’importanza che le cure palliative hanno in ambito sanitario, ed in particolare per raccontare la storia della Fondazione File che, ogni giorno da 10 anni, offre a Prato assistenza gratuita ai malati gravi e alle loro famiglie, grazie ai suoi operatori sanitari e ad un attivo gruppo di volontari, sia a domicilio che nell’hospice Fiore di Primavera, in Piazza del Collegio, in collaborazione e a sostegno della Usl Toscana Centro.
La voce si è sparsa e adesso sono circa una sessantina le persone che hanno deciso di prendere in mano i ferri e l’uncinetto per creare i quadrati di lana colorati. Chiunque, infatti, può unirsi a questa partecipazione corale di massa.
Ma come funziona? Ognuno potrà creare dei quadrati di lana colorati di misura 40X40 cm – con i ferri o con l’uncinetto, come si preferisce – che poi verranno uniti ad altri quadrati di lana, realizzati dal lavoro di tante altre mani, per arrivare a formare il mantello. Ovviamente più persone parteciperanno e più grande diventerà.
«Se avete degli avanzi di lana a casa – spiega Stefania, volontaria di File – potete utilizzare quelli; altrimenti, in Hospice, potrete rivolgervi a Michela Zaccherini, la nostra psicologa, che vi farà avere i gomitoli di lana e i ferretti, nel rispetto delle misure sanitarie anti-Covid-19».
In un momento in cui sono vietate tutte le attività di gruppo, questo progetto di solidarietà riesce ugualmente a creare qualcosa da fare insieme: si “sferruzza” da soli, sapendo che non lo si fa da soli. Da non sottovalutare, poi, il valore terapeutico anche del “fare”, del cucire, che aiuta a stare con i piedi per terra, nel presente, e nello stesso tempo permette di esprimere qualcosa di se stessi.
Ma perché proprio un mantello? Un errore comune è associare il termine palliativo al concetto di inutile. È l’etimologia stessa del termine, però, a smascherare lo sbaglio: la parola deriva dal latino pallium, mantello, ed evoca l’idea di protezione. Un modo di agire che affonda le sue radici nel culto di San Martino e in un episodio particolare della sua vita: Martino, ancora soldato dell’Impero Romano, durante una ronda notturna divise il suo “pallio” con un mendicante sofferente per il freddo. Ecco perché il mantello di San Martino è diventato il simbolo del prendersi cura, dell’accogliere e del proteggere, così come le Cure Palliative si prendono cura delle persone nella malattia.
Come partecipare. Chi fosse interessato al progetto e volesse contribuire a realizzare il mantello, può contattare la volontaria Stefania: 335.6030676, o la psicologa Michela: 347.0621351 (Maggiori info su www.leniterapia.it).