In un attimo mi girai di nuovo: lei era ancora lì, con il suo abitino corto e nero nella notte senza luna, visibile solo grazie ai fari della mia automobile.
Visibile a me, a me solo.
“Ciao” le avevo detto qualche ora prima, dalla panchina dove mi stavo auto commiserando. Non mi aveva risposto, persa com’era in chissà quali pensieri, con un sorriso triste, lo sguardo assorto e una lacrima, resa nera dal rimmel, che le cadeva sghemba dall’occhio destro. Era come se indossasse una maschera di Pulcinella. Bellissima, però, una bellissima Pulcinella.
La camminata un po’ traballante mi fece sorridere: era il risultato di un tacco dodici che, miseramente, cercava solidità in un acciottolato infido. Con classe, accortasi del mio sguardo divertito, chiese e ottenne dalle sue anche quel movimento, appunto,
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Claudio Mattiello