Sociologo, con un dottorato alla Normale di Pisa e un master al quartier generale dell’Fbi, un giorno Wainer Molteni si ritrovò a vivere in mezzo di strada e a dormire su un cartone. Era capo reparto di un’azienda, poi fallita. La chiusura dell’azienda, fu l’inizio di una storia che lo portò in strada, in compagnia di tanti altri homeless con i quali ha condiviso dormitori, marciapiedi, mense. Un duro colpo. Durissimo. Lui ebbe però la forza di reagire, di scrivere, di dar vita a esperienze concrete per ritrovare dignità e restituirla a vecchi e nuovi compagni di strada.
Una storia singolare e comune al contempo, dalla quale è nata l’autobiografia Io sono nessuno. Storia di un clochard alla riscossa. Wainer Molteni ne parlerà alla libreria Feltrinelli di Arezzo.
L’incontro con un autore tanto particolare, per storia di vita, è organizzato dalla Fraternità Federico Bindi onlus.
Walter Molteni, fondatore dell’associazione Clochard alla riscossa e gestore del residence sociale autogestito Aldo Dice 26 X 1 di Milano sarà alla Feltrinelli aretina (via Garibaldi, 107) giovedì 4 aprile alle 17,30.
L’incontro verrà aperto da Cristiano Rossi della Fraternità Federico Bindi onlus e sarà moderato da Marco Montanari dell’associazione La Seconda stella.
L’evento s’inserisce nel ciclo Essere umani / esseri umani, iniziato a dicembre con l’incontro con Don Massimo Biancalani. Durante l’incontro con Wainer Molteni, sarà possibile fare donazioni dirette per il progetto Casa Federico: una nuova accoglienza, raccolta fondi straordinaria per l’apertura di un secondo appartamento da destinare a persone in difficoltà abitativa.
L’incontro con Wainer Molteni avviene il giorno prima della chiusura del dormitorio di San Domenico. Con l’occasione la Fraternità Federico Bindi onlus ringrazia le decine di volontari coordinati dalla Caritas che, in questi quattro mesi, si sono alternati ogni sera per garantire l’accoglienza a circa 50 senzatetto che hanno potuto essere accolti in un luogo che ha garantito loro sicurezza e dignità. La fraternità ribadisce con forza che un centro di prima accoglienza è necessario tutto l’anno, per garantire sicurezza e decoro per chi si trova in difficoltà temporanea e per poter costruire percorsi di inclusione.